mercoledì 9 novembre 2011

Napolitano glielo ha detto chiaramente



Napolitano: "A breve un nuovo governo oppure scioglimento delle Camere". Monti senatore a vita
 




 
"Fare presto. Decidere presto. L'Italia dia subito ai mercati segnali chiari e concreti di coesione e capacità di prendere decisioni in grado di arrestare la grave crisi di fiducia che investe i titoli del debito pubblico. Di fronte ai "livelli allarmanti" toccati dal tasso dei Btp e dal crollo delle Borse, Giorgio Napolitano, ha lanciato questo drammatico appello assicurando che le dimissioni di Berlusconi sono un fatto "certo" e nei prossimi giorni apriranno la strada a un nuovo governo o a elezioni anticipate "da svolgere entro i tempi più ristretti".

"Sono ore difficili e delicate ed io sono qui nonostante tutto", ha esordito il capo dello Stato, davanti al mondo dello spettacolo riunito al Quirinale, mentre Angela Merkel rivolgeva all'Italia una nuova sollecitazione, i Btp sfondavano il 7% e lo spread si avvicinava pericolosamente a quota 600. I nostri titoli pubblici e i nostri istituti di credito sono in una "stretta molto pericolosa", ha detto Napolitano, con "prevedibili ricadute sull'economia e sull'occupazione". Non c'è tempo da perdere, ha aggiunto, servono "nuovi comportamenti nelle istituzioni e da parte delle forze politiche, occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e nei prossimi anni per esprimere una rinnovata responsabilità e coesione nazionale". Napolitano ha poi ricevuto Gianni Letta e Giulio Tremonti che hanno illustrato il maxi-emendamento del governo alla legge di stabilità e hanno confermato l'impegno ad accelerarne al massimo l'approvazione. Il via libera dovrebbe arrivare tra sabato e domenica.

Successivamente Napolitano ha fatto il punto con una nota. Il tutto "al fine di fugare ogni equivoco o incomprensione" - ma anche e soprattutto per tentare di dare una scossa ai mercati che continuavano a galoppare su record negativi. "Non esiste alcuna incertezza" sul fatto che Silvio Berlusconi si dimetterà formalmente "nel giro di alcuni giorni" appena approvata la legge di Stabilità "sulla base di accordi fra i presidenti delle Camere e i gruppi parlamentari". Alle dimissioni seguiranno "immediatamente e con la massima rapidità le consultazioni" formali al Quirinale. "Pertanto entro breve tempo" la crisi di governo troverà uno sbocco: potrà essere la nascita di "un nuovo governo che, con la fiducia del Parlamento, possa prendere ogni ulteriore necessaria decisione"; in alternativa, ci saranno lo scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate "da svolgere entro i tempi più ristretti". Saranno le consultazioni, fa capire il presidente della Repubblica, a fornirmi gli elementi in base ai quali scegliere l'una o l'altra soluzione". "Sono pertanto del tutto infondati - conclude la nota del Quirinale - i timori che possa determinarsi in Italia un prolungato periodo di inattività governativa e parlamentare, essendo comunque possibile in ogni momento adottare, se necessario, provvedimenti di urgenza".

Prende corpo l'ipotesi di un governo tecnico anche nel Pdl. In Parlamento emerge intanto dalle fila della maggioranza il partito del "non voto". Sarebbero già otto i deputati ('scontenti pidiellini e del gruppo Misto), pronti a formare, entro la settimana o al massimo all'inizio della prossima, una nuova compagine parlamentare, magari con il sostegno del Terzo polo (a loro si aggiungerebbero i deputati di Api, Mpa, Libdem, attualmente al Misto). Ma l'ipotesi di un altro gruppo autonomo, formato solo da pidiellini, sarebbe in contemporanea al vaglio anche di altri parlamentari Pdl, tra cui alcuni vicini a Claudio Scajola. Mentre al Senato, Beppe Pisanu sta lavorando a un documento, con le firme di un gruppo di senatori pidiellini, per dire un no chiaro alle elezioni. Dalla maggioranza, ad ogni modo, sempre più voci si alzano contro l'ipotesi del voto. Da Claudio Scajola e i parlamentari a lui vicini, a Gianfranco Micciché e i 7 deputati di Grande Sud. Da Giuliano Cazzola a Roberto Formigoni. Ma non solo.

Si schierano contro un ritorno alle urne anche tutti i partiti di opposizione (inclusi i Radicali), tranne Antonio Di Pietro, che però non si opporrebbe a un governo breve per le riforme. Ma, forte anche del no al voto della Lega, non recede Silvio Berlusconi. Che, amareggiato da chi organizza l'area di sostegno al governo tecnico, si ancora a chi, tra i suoi ministri e deputati, è favorevole a un ritorno subito alle urne. Anche se una apertura arriva da un fedelissimo del premier, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, che non esclude, in alternativa alle elezioni, un governo di emergenza nazionale "ampiamente condiviso". Lanciano nel frattempo l'allarme le forze sociali. Siamo "nel baratro", dice la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. "Bisogna agire ad ore. Non ci meritiamo di finire come la Grecia".

Il capo dello Stato ha poi annunciato il seggio a vita per Monti. E' il primo senatore a vita che nomina da quando è al Colle, prende il posto di Francesco Cossiga, deceduto ad agosto del 2010. Con questa scelta lo ha fatto entrare in quella che viene considerata "la riserva della Repubblica", come fece con lui Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Monti resta il professore di economia politica, il presidente della Bocconi, l'autorevole commissario europeo dal 1994 al 2004, ma da oggi può entrare in Parlamento e dire la sua. Formalmente il nuovo status non cambia nulla per Napolitano ai fini della decisione che dovrà prendere al momento di scegliere il successore di Berlusconi. Per chi già sostiene la candidatura di Monti, e probabilmente la confermerà durante le consultazioni, può essere un titolo in più da vantare.
 

 



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