lunedì 28 novembre 2011

I MERCATI FINANZIARI VANNO BENISSIMO. QUINDI BERLUSCONI CHE E' USCITO DI SCENA NON CENTRA




mercati

Borse europee volano, Milano +4,6%
Ancora tensioni sullo spread a 492

Seduta in forte recupero per le Piazze del Vecchio continente, ma restano alte le preoccupazioni per il debito sovrano. Il Fmi nega che ci sia una trattativa in corso con l'Italia, ma gli investitori puntano comunque su un intervento decisivo a livello internazionale. Segnali di ripresa dagli Usa con le vendite record del Black Friday e il buon andamento dell'indice di Chicago

MILANO - Il Fondo Monetario nega che ci sia una trattativa con l'Italia per aiuti da 600 miliardi 1, ma i mercati scommettono comunque su un intervento delle istituzioni internazionali e al giro di boa le Borse europee si muovono in territorio positivo. All'alba di questa mattina Moody's ha pubblicato una nota in cui sottolinea che la rapida escalation della crisi del debito dell'area euro e la crisi di liquidità delle banche mettono a rischio i rating di tutto il Vecchio continente. E addirittura dice: "Nell'Ue possibili default multipli". 2I mercati, complici però i segnali di fiducia provenienti dagli Stati Uniti, sembrano aver scontato i timori già nell'ultima settimana e puntano tutti decisamente all'insù.

E così a fine giornata Milano recupera il 4,6%, seguita a ruota da Francoforte che guadagna il 4,51%, Parigi (+5,3%) e Londra (+2,85%). In forte rialzo anche le Borse americane: il Dow Jones guadagna il 2,8%, l'S&P 500 il 3,1% e il Nasdaq il 3,6%. E in mattinata Tokyo, dopo cinque sedute consecutive in calo, ha chiuso la seduta con un +1,57%. Secondo il Wall Street Journal i leader dell'eurozona stanno negoziando un patto fiscale pilota per prevenire la rottura dell'unione monetaria attraverso un legame ancora più stretto tra i suoi membri. I negoziati
sarebbero guidati da Germania e Francia e se l'accordo fosse raggiunto potrebbe venir annunciato prima del prossimo summit europeo del 9 dicembre e potrebbe diventare operativo già all'inizio del 2012.

A spingere i mercati sono anche le vendite record negli Stati Uniti nel Black Friday. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 16% a 52,4 miliardi dollari, i consumatori avrebbero speso in media 398,62 dollari, contro i 365,34 dollari un anno prima. Non solo. L'indice delle attività manifatturiere del distretto economico di Chicago è salito a ottobre dello 0,7% rispetto al mese precedente (+7,3% su base annua), a quota 85,5, livello più alto degli ultimi tre anni (la lettura di settembre è stata rivista a 84,9). Deludono, invece, i dati sulle vendite di case nuove: 307mila a ottobre contro le 303mila di settembre, mentre la previsione era a quota 315mila.

Volano le banche con Unicredit (+8,1%) e Intesa Sanpaolo (+7%), in luce anche la galassia Fiat (+7,16%), mentre la controllante Exor guadagna il 7,51%.

Il buon umore delle Borse, però, non allevia le tensioni sulla crisi del debito sovrano cui contribuisce
la previsione dell'Ocse secondo cui nel 2012 l'Italia entrerà in recessione 3: lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi è sceso sotto quota 485 punti, prima di tornata a 492 punti base con il rendimento dei titoli di Stato tedeschi al 2,29% e gli italiani che però restano oltre il 7,1%. La soglia critica che potrebbe far scattare l'intervento delle istituzioni internazionali, nella notte, però, un portavoce del Fmi ha negato che siano in corso colloqui con Roma per concedere un prestito da 600 miliardi al 4/5% della durata di 12/18 mesi per dare respiro all'Italia in attesa che prendano corpo le misure anti deficit.

Intanto però schizza al 7,3% il rendimento dei Btp a 15 anni indicizzati all'inflazione dell'area euro. L'incremento rispetto all'asta precedente è pari al 2,7%. In totale il ministero dell'Economia ha collocato titoli con scadenza 15 settembre 2023 per 567 milioni di euro a fronte di una domanda pari a 1,224 miliardi. Nel pomeriggio, invece, il tasso offerto dal Btp a due anni
è tornato al livello del decennale, al 7,22%, azzerando così la pendenza "invertita" della curva dei rendimenti del debito italiano.

Sul mercato del debito continua a vigilare la Bce che la scorsa settimana ha acquistato titoli di Stato per 8,581 miliardi di euro, un ammontare in lieve aumento rispetto ai 7,99 miliardi dei sette giorni precedenti con operazioni tese a sostenere soprattutto i Btp italiani. Dal maggio 2010 gli acquisti hanno totalizzato 203,5 miliardi di euro, i cui effetti monetari saranno sterilizzati domani attraverso un drenaggio di liquidità dal mercato per lo stesso ammontare.

In forte rialzo il petrolio Wti vicino ai 99,44 dollari, mentre l'euro viaggia a 1,339 nei confronti del dollaro.

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E' SEMPRE IL SOLITO BERLUSCONI

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Politica
28/11/2011 - retroscena

Il Cavaliere vuole evitare
la leadership di Casini

Silvio Berlusconi ieri al convegno Popolari liberali Pdl

Rispolvera gli slogan
sul comunismo per parlare
a tutti i moderati

amedeo la mattina
roma
Berlusconi non voleva andarci a Verona. Aveva già dato forfait sabato. Non aveva alcuna intenzione di intervenire al convegno dei Popolari Liberali di Giovanardi. Avrebbe preferito che parlasse solo il segretario del Pdl Alfano, per non oscurarlo. Ma alla fine si è fatto convincere per non dare un dispiacere al suo ex sottosegretario e anche cogliere l’occasione di una presa di distanze da una maggioranza politica indistinta. Non vuole confondersi innanzitutto con il Pd che ritorna a bollare come comunista, incapace di evolversi in senso socialdemocratico. Un’accusa che contiene dell’altro, non detto: un modo per mettere sottoscacco i centristi del Terzo polo, a cominciare dall’Udc di Casini che, abbattute le barriere tra centro, sinistra e destra, sta prendendo le misure delle future alleanze sul grado di sostegno al governo Monti. Esattamente ciò che il Cavaliere vuole evitare per non farsi relegare nel dimenticatoio e favorire una nuova Dc del Terzo Millennio in cui Alfano verrebbe inghiottito. Insieme a un bel pezzo di Pdl.

Ma la situazione finanziaria europea è su un crinale così pericoloso che dovrebbe sconsigliare riserve e tatticismi sull’azione di Monti. Invece Berlusconi ha dato l’impressione di voler aprire una lunga quanto prematura campagna elettorale. Ha toccato le corde di quella parte del suo partito che ha ancora il dente avvelenato per essere stata spinta fuori dai ministeri e si trova una Lega cannibale sulla schiena. Così il Cavaliere, non avendo una strategia ancora chiara e potendo solo ripetere che la colpa dello tsunami sull’euro non era sua, risfodera il vecchissimo cavallo di battaglia dei comunisti alle porte, del Pd mai diventato socialdemocratico.

Dal partito di Bersani nessuna risposta ufficiale. In via riservata i Democratici spiegano che le parole dell’ex premier sono quelle di un uomo sconfitto, che recita due parti in commedia. Si appresta a votare il pacchetto delle misure anti-crisi, sa che Monti durerà fino al 2013 perché provocare le elezioni anticipate sarebbe un disastro per lui, il ko definitivo. Deve però alzare la voce, distinguersi, evocare in maniera stanca vecchi repertori di una stagione sepolta. In questo modo, osservano a Largo del Nazareno, il Cavaliere pensa di tenere a bada chi nel suo partito lo spinge a elezioni in primavera. Ma c’è un’altra parte del Pdl, dai ciellini di Lupi e Formigoni a Scajola, Frattini ed ex Dc, che voglio andare avanti con Monti. E guardano all’Udc e al Terzo Polo come via d’uscita dal vecchio schema del centrodestra e dall’abbraccio con la Lega. Sono gli stessi che temono che Alfano non abbia le gambe per creare la riunificazione dei moderati sul modello Ppe.

Casini vorrebbe strappare il velo di ipocrisia che copre i rapporti tra le forze politiche che sostengono Monti. Fosse per lui i vertici della nuova maggioranza dovrebbero tenersi alla luce del sole, senza infilarsi nei sottopassaggi del Senato. L’ex presidente della Camera tuttavia non crede che Berlusconi stacchi la spina fintantoché i suoi interessi saranno salvaguardati. Del resto, è stato lo stesso Bossi a spiegare che l’ok del Cavaliere al nuovo governo è stato dettato dalla necessità di mettere a riparo le aziende Mediaset.

Ora il problema è tutto di Alfano. Quando i provvedimenti economici arriveranno in Parlamento dovrà tenere unito il suo partito. Se il Pdl si spaccherà, dovrà decidere da che parte buttarsi. Nel Pdl molti, da entrambe le fazioni, si chiedono se avrà birra nelle gambe per tenere la botta: o di rompere o di continuare a sostenere Monti, in ogni caso. Alfano va in quest’ultima direzione, su un terreno di responsabilità nazionale in cui può incontrare il Terzo Polo e costruire la nuova casa dei moderati. Più facile a dirsi che a farlo perché tutto passa attraverso il cerchio di fuoco della prova del governo Monti. Ancora una volta potrebbe essere Berlusconi a dire l’ultima parola e lo stesso Alfano è terrorizzato che possa essere Casini a prendersi la leadership del Ppe italiano.