giovedì 19 gennaio 2012

Insulti a Napolitano e Monti per Bossi denunce in 10 città

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IL CASO

Insulti a Napolitano e Monti
per Bossi denunce in 10 città

Il senatur rivolse parole offensive al capo dello Stato e al premier in occasione di una kermesse
in provincia di Bergamo. Le querele presentate dai cittadini contemporaneamente in tutta Italia

di PAOLO BERIZZI MILANO - Il gesto delle corna per Giorgio Napolitano, apostrofato con la garbata definizione di terùn. Poi, sull'onda del coro dei militanti padani ("Monti vai a fare in c..."), una dedica raffinata anche al presidente del consiglio Mario Monti ("e magari gli piace, c...""). Era la sera del 29 dicembre e nel gelo della kermesse leghista Berghem frecc di Albino (Bergamo), per scaldare il popolo verde Umberto Bossi, di fronte alle telecamere, si era esibito in un comizio parecchio disinvolto.

Quelle offese rivolte al capo dello Stato e al premier, però, potrebbero costargli care. Decine di cittadini italiani lo hanno denunciato per vilipendio al capo dello Stato e offese alle cariche istituzionali. La querela contro il segretario federale del Carroccio sarà depositata in dieci città: Verona (capofila), Vicenza, Bassano, Bergamo, Brescia, Trento, Milano, Roma, Napoli, Bari.

Una specie di class action politica - con una raccolta di firme geograficamente trasversale - in nome del rispetto e dell'onorabilità delle istituzioni. Il Senatore della Repubblbica ed ex ministro delle Riforme, Bossi - si legge nella denuncia - "ha proferito frasi e rivolto gesti di una gravità inaudita allIndirizzo delle più alte cariche dello Stato nonché dell'intera comunità nazionale" (per via della insulto "terùn"). "Usciamo dall''Italia andiamocene via" aveva esordito il Senatùr al raduno di Albino. Fino a quel "mandiamo un saluto
al Presidente della Repubblica "(facendo con la mano destra il gesto delle corna) . "D'altra parte nomen Oman... - aveva continuato - Si chiama napoletano... Oh no! Non sapevo che l'era un terùn".

Secondo gli autori della denuncia non si è trattato di goliardia ma di un "attacco sovversivo contro l'Unità d'Italia e i suoi organi costituzionali". I reati che si potrebbero prefigurare sono sovversione, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni, nonché il reato di offesa all'Onore e al prestigio del presidente della Repubblica e vilipendio della nazione. L'iniziativa civile è partita da Verona, dove sono state raccolte le prime firme e presentate in Procura dagli avvocati. Il passaparola si è poi sparso nelle altre città.

La Procura competente - quella insomma che dovrà gestire il fascicolo sulle esternazioni di Bossi - è Bergamo: visto che gli eventuali reati, qualora dovessero essere accertati, si sono consumati a Albino, in Val Seriana, nella Bergamasca. Roccaforte leghista (la Provincia è guidata dal lumbard Ettore Pirovano), a Bergamo c'è stato però anche chi, e sono decine, non ha per niente gradito l'esuberanza anti italiana del leader della Lega, e il disprezzo dimostrato verso le istituzioni. Anche a Bergamo, come nelle altre città, le firme in calce sulla denuncia sono di cittadini comuni, estrazione sociale e appartenenza politica assortita, anche diversi immigrati.
(19 gennaio 2012) © Riproduzione riservata

Schettino, Berlusconi e chi vive a sua insaputa - di Marco Travaglio - S...


Come mai sonia alfano non si è schierata col movimento dei forconi in Sicilia

Da più parti mi è stato chiesto di prendere posizione su quanto sta accadendo in questi giorni in Sicilia, rispetto ai blocchi del Movimento dei Forconi. Forse risulterò impopolare e, sebbene abbia già avuto prova del fatto che molto probabilmente da qualcuno sarò insultata, sarò diretta: mi sento distante anni luce da quanto sta succedendo e non perché io sia un parlamentare europeo, ma perchè innanzitutto non condivido il metodo, e non ho ben chiare (io come tanti altri) le vere motivazioni di questi blocchi.

Ho visto immagini di violenza e letto notizie di accoltellamenti, e non posso pensare che qualcuno ritenga di poter risolvere in questo modo i problemi della Sicilia, né posso credere che sia positivo annientare l’economia siciliana, già fortemente provata dalla presenza di Cosa Nostra e delle sue numerose forme e ramificazioni. Peraltro, i manifestanti non hanno ancora ben spiegato contro chi e contro cosa si stiano muovendo, ferma restando l’assoluta gravità di un fatto: non hanno parlato di un programma per la rinascita economica della Sicilia. L’impressione è che non abbiano identificato un nemico ben preciso, ma che si stiano scagliando contro la politica, generalizzando. A che serve?
Ho sentito qualche “leader” del Movimento dei Forconi dire che la protesta è apartitica, e qualche altro dire che l’unico riferimento partitico del movimento è Forza Nuova. Qualcuno di loro dice che si protesta contro il caro-carburante, altri, in modo piuttosto generico, dicono che la protesta è dovuta al “mancato rispetto dello Statuto Siciliano”. Per qualcuno l’obiettivo è addirittura l’indipendenza della Sicilia, e qualche altro inneggia persino ai Vespri Siciliani.

I fatti sono fatti, però: a capo del Movimento dei Forconi ci sono persone che hanno militato nell’Mpa di Raffaele Lombardo, candidandosi alle elezioni regionali e alle amministrative, e persone legate in un modo o in un altro a Forza Nuova. Non mi si parli di strumentalizzazioni non volute, per favore, perchè in prossimità di alcuni blocchi Forza Nuova è stata autorizzata ad appendere gli striscioni con cui appoggia la protesta. E le tre dita alzate che vedete nella foto a corredo di questo post, la dicono lunga sulle idee di alcuni tra i più entusiasti sostenitori di questo movimento “popolare”, che di popolare non ha nulla e di sospetto ha invece molto. Sempre riguardo ai “capipopolo”, il Giornale di Sicilia riporta un’ANSA, nella quale è scritto:
C’é Giuseppe Richichi, 62 anni, da un ventennio alla guida degli autotrasportatori dell’Aias: ex trasportatore, è tra i responsabili di un consorzio che gestisce un autoparco a Catania realizzato con fondi pubblici. Fu proprio Richichi dodici anni fa a mettersi a capo della protesta che per una settimana mise in ginocchio la Sicilia, con Confindustria che alla fine stimò danni per 700 miliardi di vecchie lire. In quell’occasione Richichi, molto abile a tenere i rapporti con la politica tanto che si vocifera di consulenze che avrebbe avuto in passato all’assessorato regionale ai Trasporti col governo Cuffaro, finì in carcere con l’accusa di avere tagliato le gomme ad alcuni tir per impedire che aggirassero la protesta, all’epoca ribattezzata ‘tir selvaggio’”.
A chi aggredisce verbalmente quanti non intendono unirsi al Movimento dei Forconi viene spontaneo porre delle domande. Perchè la protesta non è partita da Palazzo dei Normanni, dove siedono i politici che gli organizzatori della protesta hanno ripetutamente votato, e che sono i veri responsabili del declino di questa terra? Pensate veramente che accoltellamenti ed assalti ai negozi aperti sia un modo per aiutare la Sicilia? Pensate davvero che questa protesta stia danneggiando i reali colpevoli della perenne crisi economica della Sicilia? Io credo di no.
In questi 19 anni di battaglie contro la mafia e i poteri forti, tante volte mi sono ritrovata sola. Tante volte insieme ad altri familiari di vittime innocenti della mafia ho tentato di far sentire la mia voce, mantenendo sempre il decoro, il buon senso, il rispetto per quelle regole democratiche che i nostri morti hanno difeso fino all’estremo sacrificio. Per questo non posso accettare che la memoria di chi ha pagato con la vita il proprio amore per la verità e la democrazia possa essere calpestata in questo modo.

Soltanto pochi giorni fa Ignazio Cutrò, testimone di giustizia sotto scorta per aver fatto condannare ad oltre 70 anni di carcere i mafiosi della Bassa Quiquina, ha messo in atto una protesta (con tanto di sciopero della fame) di fronte Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana (lui ha sempre identificato i responsabili del suo disagio ed a loro si è sempre rivolto, con chiarezza e senza ambiguità). Lo ha fatto perchè dopo aver denunciato è stato costretto a non lavorare più e si è riempito di debiti che non può pagare. Ignazio ne ha fatte di proteste, ma non ha mai neanche lontanamente pensato di prendere in ostaggio centinaia di migliaia di cittadini siciliani, come invece sta facendo il Movimento dei Forconi. Avete un’idea di quanti cittadini siciliani in questi giorni hanno pianto per non aver potuto prendere un aereo che li avrebbe portati ad un colloquio di lavoro o a fare una visita importante in qualche reparto di oncologia? No? Chiedetevelo. Io, all’aeroporto di Catania, ho visto scene desolanti, di ragazzi che, impossibilitati a fare un nuovo biglietto aereo, hanno dovuto rinunciare all’unica possibilità di lavoro che si era presentata negli ultimi anni.
A suffragare poi il sospetto di infiltrazioni mafiose all’interno del Movimento, sono arrivate questa mattina autorevoli dichiarazioni, rilanciate da Adnkronos:
Autotrasporti: procuratore Palermo, giustificato allarme su infiltrazioni mafiose
Palermo, 19 gen. – (Adnkronos) – L’allarme lanciato ieri da Confindustria Sicilia sul pericolo di infiltrazioni mafiose della protesta degli autotrasportatori che sta mettendo in ginocchio la Sicilia ”e’ giustificato”. Ne e’ convinto il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo che concorda con l’allarme lanciato dagli industriali ”al quale dovra’ darsi la massima attenzione, perche’ se Confindustria ha questo tipo di cognizione del problema la cosa e’ della massima serieta’ e non puo’ essere trascurata”.
La vera rivoluzione, per la Sicilia, sarebbe la legalità. Mi aspetto dai cittadini siciliani un grande e dimostrativo sussulto di dignità dentro le urne, e non in fila dietro i Tir.

Morandi - Ruggeri - Tozzi - Si Puo' Dare Di Piu' (videoclip)